Verso la luce … ?

66f1e60240065d07d8f7fd414c0ec589E’ come se stessi camminando lungo un corridoio buio con addosso una miriade di catene che per quanto voglia non riesco a scrollarmi di dosso.
O forse sono io che mi ci trovo bene con queste catene addosso.
Di cosa abbiamo, ho, paura?
Da cosa mi proteggono queste catene? Cosa mi stanno nascondendo? Chi me li ha messe addosso? Come me ne libero? Voglio liberarmene?
Ma soprattutto: una volta libero, starò meglio?
Vedo intorno a me persone che sembrano camminare nella luce di una libertà intellettuale e spirituale che mi fa invidia in un modo talmente struggente da far male.
Vedo persone che trasmettono una tale intensità di emozioni da non essere quasi sopportabile. E sembrano così sereni, in pace con loro stessi.

nba-buffaOggi ho riguardato Federico Buffa che raccontava il mondiale in Spagna dell’82. Mi sono commosso nel ricevere quel flusso di ricordi, di emozioni, di vita quasi vissuta.
Ecco: lui è una persona che “invidio”. Sembra cosi in equilibrio con i suoi desideri.
O forse gli invidio solo il suo modo di trasmettere emozioni. Boh, alla fine non importa cosa gli invidi: sentirlo mi fa stare nostalgicamente bene.

Grazie Federico

“Il piccolo borghese […], che si sente tanto sicuro e potente perché ha quell’automobile frigorifero lavatrice televisione alloggio come tutti, in realtà è solo indebitato fino al collo per pagare le varie rate con cui se li è procurati; ed appena finite quelle, le rate ricominciano, perché automobile lavatrice frigorifero televisione alloggio saranno da cambiare. Allora va a vivere in provincia, dove ‘la vita’ costa meno e le tentazioni di spese superflue diminuiscono: si alza alle sei di mattina per prendere il treno e andare al lavoro, ritorna alla sera alle sette intontito da una giornata passata a fare un lavoro qualunque (al quale non partecipa se non in vista dello stipendio che gliene deriva), per riprendere forza beve un po’ di alcool (poco, perché costa caro), mangia una polpetta di carne ai ferri a una tavola non apparecchiata (o addirittura su vassoi di stagnola riscaldati nel forno e tenuti sulle ginocchia) e guarda la televisione; finché va a letto estenuato, annoiato, immeschinito, smidollato, rintronato dalla martellante propaganda televisiva verso nuovi sogni rateali, nuove schiavitù, nuove miserie camuffate. Ma convinto che il suo sia il migliore dei mondi possibili”.

Fernanda Pivano: introduzione a “Jukebox all’idrogeno” di Allen Ginsberg (1926-1997)

Sigh!

PremPa

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...penitenziagite...

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